Cà del Fatur o Palazzo Spini

È questa la residenza storica della famiglia Spini, che ha avuto particolare rilevanza in Albino fino all’Ottocento.
Indirizzo Via Giuseppe Mazzini, 174, 24021 Albino BG, Italia
Punti di contatto
Cap 24021
Modalità di accesso

La casa si trova nel centro storico (lastricato in porfido) e attualmente non è visitabile internamente.

Descrizione Morfologica
L’edificio si caratterizza per una certa complessità architettonico-strutturale, determinata dalle varie aggregazioni di parti e dalle sovrapposizioni di stili che sono avvenute nel corso del tempo. Un primo nucleo originario costruito a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento, è distinguibile per omogeneità nello stile e per l’impiego di pietra calcarea di colore chiaro nei particolari architettonici. Del Seicento è il grande corpo di fabbrica a nord, realizzato in laterizio e contraddistinto internamente da volte a chiocciola. Adibito originariamente a stalla, ha subito importanti modifiche strutturali tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso. La lunga facciata prospicente via Mazzini si caratterizza per un’interessante sovrapposizione di stili, elementi architettonici cinquecenteschi si integrano ad aggiunte e modifiche successive: sopra due portali rinascimentali, risalente all’ottocento, una doppia fila di finestre che dona continuità alla facciata. Bello il portale centrale in pietra bugnata con lo stemma degli Spini (una elle rovesciata su cui si innestano rami con foglie e spini), che era collocato all’ingresso delle stalle monumentali seicentesche poi ristrutturate. Attraverso gli androni si arriva al grande cortile interno dalle eleganti colonne con capitelli scolpiti che reggono archi a tutto sesto. Alle porte con stipiti lineari e architravi si alternano le aggettanti finestre con eleganti finiture. È probabile che tutto il comparto sito a est, ordinato, armonioso e articolato secondo un rigoroso disegno progettuale fosse destinato a residenza nobiliare; mentre la zona dislocata a ovest, che da accesso al corpo di fabbrica retrostante ospitasse il deposito o il comparto agricolo.

Descrizione Storica
È questa la residenza storica della famiglia Spini, che ha avuto particolare rilevanza in Albino fino all’Ottocento. Gli Spini risiedevano in questa casa già dal Quattrocento come gestori della tintoria dei panni lana. Con l’imprenditoria e il commercio la famiglia si arricchì e raggiunse una condizione quasi aristocratica con Bernardo Spini e sua moglie Pace Rivola, immortalati dai ritratti di Giovan Battista Moroni. Il palazzo originariamente si trovava “fuori porta”, cioè all’esterno del grande arco a tutto sesto che si apriva all’ingresso del borgo. L’arco, demolito nel corso dell’Ottocento per volere dell’allora Amministrazione comunale, non è più visibile, ma era collocato vicino al terrazzino a sbalzo del civico 168; la sua presenza è documentata da una veduta pittorica ottocentesca. Gli Spini vendettero le loro proprietà nel 1853 alla borghesia locale, in seguito la casa fu acquisita dai cotonieri Crespi che diedero alla facciata un assetto ottocentesco, salvaguardando i portali preesistenti, trasformata in fattoria fu residenza di un fattore che dirigeva l’azienda agricola di Benigno Crespi (da qui il nome Cà del Fatur). Oggi è vincolata con decreto del 29 novembre 1910 della Soprintendenza, notificato alla Società Crespi e Compagnia.

Elementi Significativi
Giovan Battista Moroni, come scrive a fine Settecento Francesco Maria Tassi, nel 1549 aveva affrescato in casa Spini una sala “essendovi in essa molti capricci alla chinese, paesetti, puttini, ed animali diversi con molta grazia, e leggiadria insieme ripartiti. Fece in altra stanza un gruppo di puttini, che sostengono lo stemma gentilizio di quella casa…”. Non sappiamo per certo se questa descrizione si riferisca alla Sala dei Poeti (denominazione data dal dottor F. Rossi, direttore dell’Accademia Carrara dal 1973 al 2004) oppure ad un altro vano affrescato oggi andato perduto. La Sala dei Poeti è l’unico ambiente che si presenta ad oggi in ottimo stato di conservazione, anche se esistono solo ipotesi riguardo alle pareti della sala, dipinte forse secondo la descrizione del Tassi o ricoperte da arazzi. Si tratta di uno dei più antichi esempi superstiti in zona di decorazione a carattere profano; datata approssimativamente 1570 è attribuita a Moroni, ma con una larga partecipazione della bottega. È costituita da una larga fascia marcapiano intervallata da mensoloni aggettanti entro cui si inseriscono dei riquadri affrescati con: grottesche, cioè decorazioni composte da intrecci di fiori, frutti, candelabri, putti, animali o esseri fantastici; grandi clipei con busti di uomini (si ipotizza siano Virgilio, Cicerone, Orazio, Avicenna), un guerriero con elmo e una figura femminile; e riquadri con blasoni, tra cui quello della famiglia Signori di Comenduno. Alle parti pittoriche si aggiungono, sul soffitto e sull’intradosso dei mensoloni, una serie di motivi ornamentali scolpiti nel legno, forse in origine policromi. Il salone è collocato a piano terra, con accesso diretto e indipendente dalla strada; fa pensare a un vano destinato a manifestazioni non strettamente private, di tema letterario o anche teatrale musicale. Rimane una sala attigua a quella dei Poeti, e un tempo comunicante con essa tramite due porte oggi murate, anch’essa affrescata. Di dimensioni più piccole non era destinata alla pubblica fruizione, è coperta da una volta a ombrello decorata ad affresco con motivi ornamentali fitomorfi formati da tralci di vite e una fascia gialla che disegna un motivo arzigogolato.

Riferimenti Catastali
Censuario di Albino, mappali 40, 41, 44, 48 

Bibliografia
Giovan Battista Moroni: lo sguardo sulla realtà, 1560-1579, a cura di Simone Facchinetti, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2004
AA.VV., Storia delle terre di Albino: dalle origini al 1945, vol. 2 I temi, a cura di Alberto Belotti, Orazio Bravi e Pier Maria Soglian, Brescia, Grafo, 1996
PAOLO OSCAR, FRANCO INNOCENTI, La contrada di Piazzo e il centro storico di Albino (BG) nei catasti storici
FRANCESCO MARIA TASSI, Vita de pittori, Scultori e Architetti Bergamaschi, vol. I, Bergamo, Locatelli, 1793; edizione critica a cura di Francesco Mazzini, Milano, Labor, 1969
MARTA TESTA, Palazzo Spini, poi Cà del Fatur, in Paese Mio, gennaio 2010

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